“Vincent Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità”

“Vincent Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità”
Ombre e luci dell’animo umano



È uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche l’ultimo film sulla vita di uno dei pittori più conosciuti ed apprezzati: Vincent Van Gogh. Un artista unico nel suo genere che con le sue oltre mille opere ha cambiato il modo di concepire l’arte e e l’anima artistica. 

Uno spirito inquieto quello di Van Gogh che nel film Julian Schnabel traspare in tutta la sua drammaticità. Sullo schermo abbiamo infatti modo di vedere gli anni più difficili della sulla vita che coincidono con l’acuirsi della sua malattia mentale e al tempo stesso con la massima produzione artistica. Lo spettatore è calato fin dal primo secondo nella mente di Van Gogh: segue i suoi pensieri e i suoi attimi di silenzio, condivide i momenti di follia come quelli di quiete. Si ha modo di cogliere l’atto artistico del pittore olandese che non è mai separato dalla sua follia, ma è un momento di quiete, di ritrovata lucidità necessaria per poter continuare ad esistere

È il significato dell’esistenza di Van Gogh che fa da filo conduttore per tutta la proiezione. “L’esistenza deve avere un significato”, afferma all’inizio del film, in un momento che potremmo definire di estasi, Willem Dafoe che interpreta magistralmente il pittore olandese. Il significato dell’esistenza di Van Gogh è quello di disvelare agli altri uomini quello che lui vede, di portare agli altri la luce di cui lui stesso ha bisogno. 

Van Gogh potrebbe essere paragonato al folle di Nietzsche che, incompreso, viene colto come folle e il suo annuncio è disprezzato e deriso dai suoi contemporanei. Entrambi, il pittore e il filosofo, hanno condiviso la difficoltà di esistere e convivere con la propria malattia mentale ed entrambi hanno lasciato il loro segno nel mondo. Tuttavia se il filosofo tedesco rimane per molti aspetti oscuro e difficile da conciliare con un visione positiva, le opere di Van Gogh per la luce che fanno trasparire risultano essere fondamentali per illuminare e rischiarare i nostri tempi. 

Le linee talvolta poco definite rispetto alle opere dei pittori precedenti (perché frutto di una pittura “veloce”) ricalcano a mio avviso lo smarrimento dei nostri giorni, quella incertezza esistenziale che sembra comune a tutte le cose. Contrapposta a questa “incertezza” vi è però la luce: il sole, il giallo dei girasoli e perfino le luci della notte come nel quadro “Notte stellata” che rischiarano le tenebre. 

Le tenebre non sono però solo quella della notte o della nebbia che rende scuro l’inverno e l’autunno, ma sono anche le ombre che offuscano la mente e l’animo umano. La cura a queste ombre, come viene più volto sottolineato nel film e testimoniato dallo stesso Van Gogh, è la ricerca della luce. Bisogna fuggire dai luoghi bui e uscire fuori da se stessi se il proprio animo è avvolto dalle tenebre. È necessario cercare e trovare quei luoghi che traboccano di luce e ci fanno cogliere l’infinito. È opportuno circondarsi di quelle persone, come fu il dottor Gachet per Van Gogh, che ci aiutano a vincere le nostre tenebre, a superarle o per lo meno a convivere con le nostre ombre. 


Il film “Vincent Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità” è si un film drammatico ma è anche una meditazione sull’animo umano e sul rapporto tenebre e luce che in molti momenti possono avvolgerlo. Se la visione del film può non attrarci, l’osservazione e meditazione delle opere di Van Gong è, a mio avviso, necessaria per comprendere quanto la luce sia necessaria nella vita quotidiana per comprendere il significato del nostro esistere. 


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Van Gogh, Notturno 1
















Van Gogh, Seminatore

   
Van Gogh, Ritratto del dottor Cachet



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