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Visualizzazione dei post da aprile, 2014
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FRATELLI ANGLICANI E PAPI SANTI Domenica 27 aprile, seconda di Pasqua detta “della Divina Misericordia”, è stata una domenica storica per la chiesa Cattolica e non solo. Infatti in occasione della canonizzazione di due papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, erano presenti altri due papi concelebranti, il papa emerito Benedetto XVI e l’attuale pontefice Francesco. Nella storia ecclesiale degli ultimi due anni, in particolare dalla rinuncia al pontificato da parte di papa Ratzinger, ci siamo (quasi) abituati agli eventi “straordinari”. Questa canonizzazione, che già di per sé rappresentava un fatto eccezionale perché vedeva “radunati” quattro papi [1] , quattro pontificati diversi ma mossi dal medesimo Spirito ( vi è diversità di carismi, ma vi è un medesimo Spirito [2] ), è stato ancora di più un evento eccezionale perché di portata ecumenica. Radunati in piazza San Pietro non vi erano infatti solo Cattolici ma anche diversi rappresentanti delle Chiese Ortodosse e delle Chie
“PERCHÉ PIANGI?” TI CHIAMA PER NOME “Non ha apparenza né bellezza per attrarre i nostri sguardi. Uomo dei dolori  che ben conosce il patire, disprezzato e reietto dagli uomini. Eppure Egli si è caricato delle nostre sofferenze [1] ” . Il passo appena citato, del profeta Isaia, viene letto dalla Chiesa Cattolica ed Anglicana durante la celebrazione della Passione il Venerdì Santo. In esso il profeta parla della sofferenza del Servo di YAHWEH, che la fede Cristiana identifica con Gesù Cristo. Leggendo oggi queste parole, possiamo vedere come sia facile fermarsi al giorno della Croce. Per l’uomo contemporaneo, immerso nel mare dell’estetismo e del successo mondano, l’Uomo Crocefisso non ha alcuna bellezza che possa attrarre il suo sguardo. La nostra attenzione viene più facilmente attratta da ciò che è bello in apparenza, ma vuoto nel suo significato. L’uomo contemporaneo sembra non esser mai sazio di quella “chiacchera” [2] che non arricchisce di senso e di valore la sua vita (n
L’ESSERE DELL’UOMO: UN VIAGGIO Nel secolo scorso il filosofo tedesco Martin Heidegger, definiva l’essere dell’Esserci (l’Uomo) come un essere nel tempo [1] . Un esistere nel tempo e nella sua quotidianità. Ad ogni singolo uomo rimane la scelta fra una vita autentica ed una vita inautentica [2] , tra una vita, che con un linguaggio “moderno”, potremmo definire vissuta realmente ed una vita “sprecata”. Le riflessioni di Heidegger presentate ormai ottantasette anni fa’, risultano essere di una straordinaria attualità. Mai come oggi, la crisi di valori ha portato ad una confusione su ciò che rende una vita autenticamente degna di essere vissuta e ciò che non la rende. Le riflessioni e le teorie che per secoli hanno accompagnato l’uomo nel suo divenire, non sembrano avere più validità. In particolare ciò che sembra maggiormente mancare ad ogni uomo è una guida , non necessariamente una persona in carne ed ossa, ma una figura che attraverso le sue riflessioni ci accompagna, come Beatr
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POPOLO DI CAMMINATORI 1. Epoca di caos L’epoca nella quale viviamo è fatta di grandi sfide: poche certezze per il futuro e grandi angosce.    I giovani che come me si affacciano al futuro e timidamente (o no) muovono i loro passi nel “mondo degli adulti” non possono che porsi una domanda: “ma io, chi sono?”. La risposta non può essere certamente semplice ed immediata, come se fosse uno dei tanti messaggi contenuti nei “Baci Perugina” o nei “biscotti della fortuna”. La risposta a questo “chi sono” necessita infatti di un cammino, che parta dalla presa di coscienza di essere nel mondo . Heidegger stesso ce lo faceva notare all’inizio del secolo scorso: noi siamo gettati in questo mondo e non siamo soli, ma siamo un insieme di enti che vivono, cooperano, si formano tra loro. La modalità del nostro vivere però dipende unicamente dalle nostre scelte. A noi, e a noi soltanto, è dato scegliere se vivere in maniera autentica o in-autentica. Il “demone” dell’inautenticità, è un demon