LO SPIRITO NELL’ARTE

Segantini, Chagall e l’inquietudine dell’uomo contemporaneo


Di recente Palazzo Reale a Milano ha ospitato due importanti mostre: la prima retrospettiva italiana delle opere di Marc Chagall e il “ritorno”, nel capoluogo lombardo, di Giovanni Segantini. Due stili artistici diversi, due vissuti e due modi di rapportarsi con il mondo per certi aspetti inconciliabili. Tuttavia voglio proporre un breve cammino interpretativo, che ci conduca attraverso le opere e il pensiero dei due autori, a riscoprire lo Spirito che è nell’arte. Una premessa mi sembra doverosa. Con il sostantivo (scritto maiuscolo) “Spirito”, non mi riferisco, come in altri testi, ad una delle persone della Trinità, ma richiamandomi (in parte) al pensiero di Hegel, identifico un movimento dell’essere umano che si esprime attraverso le varie forme artistiche. Nell’arte non solo l’artista ma tramite di lui l’intera umanità, lascia una traccia di sé, del suo tempo e del proprio io nella storia.

Partendo da queste premesse, si può ben comprendere come entrambi gli autori siano testimoni non solo delle mode (si veda ad esempio i ritratti di Segantini), ma anche delle tensioni e delle inquietudini del loro tempo. In modo particolare Segantini cerca di riprodurre, applicando alla pittura l’idea della messa a fuoco della macchina fotografica, lo stato d’animo di chi viene ritratto (si veda ad esempio “Ritratto alla Signora Tonelli”). Ritraendo i vari soggetti, Segantini mette a fuoco il loro animo, il loro vero io. I ritratti di Segantini diventano dunque momenti di meditazioni, dove siamo portati a riflettere sulla vita e la morte. “Voglio che nel quadro – scriveva Segantini - non si veda la fatica poverile dell'uomo, voglio che il quadro sia il pensiero fuso nel colore.  I fiori sono fatti così, e questa è l'arte divina”. Attraverso l’arte e in essa, Segantini aveva modo di manifestare il divino che trovava vivo nella natura che ci circonda: “non cercai mai un Dio fuori di me stesso, perché ero persuaso che Dio fosse in noi, e che ciascuno di noi ne possedeva e ne poteva acquistare, facendo delle opere belle, buone e generose; che ciascuno di noi è parte di Dio, come ciascun atomo è parte dell’universo. Non cercai mai altra felicità all’infuori dell’unica vera, quella della conoscenza. Amai e rispettai sempre la donna, in qualunque condizione ella fosse purché avesse viscere di madre” (Segantini, Lettera alla scrittrice Neera). Il credo di Segantini viene a coincidere con un panteismo innamorato della vita stessa, di ogni suo gesto e che trova il suo perpetuo rinnovo nell’atto di nascita di ogni singolo essere vivente, sia esso umano che animale (si veda Le due madri, 1889). Traspare dai diversi dipinti una sensibilità particolare verso l’intera umanità, colta nella sua quotidianità, nei gesti semplici e puri che in un remoto passato caratterizzavano il vivere di ogni comunità. Proprio in questi gesti semplici e carichi di amore, come il bacio alla croce o l’abbeverarsi alla fontana, o nei ritratti della fatica quotidiana possiamo trovare il gusto semplice ed autentico di vivere. Una realtà diversa e distante da noi, e che a tratti ci appare come una malinconica età felice. Permane in tutte le opere una tensione verso il divino, una continua ricerca che non si esaurisce mai. A tratti, come nell’Angelo della vita (1895), possiamo riscoprire una sensibilità che potremmo quasi definire Cristiana. A mio avviso in questa opera, come del resto in alcuni auto-ritratti, esiste una certa inquietudine che prende le mosse dal pensiero cristiano.

È a questo punto che si può intravedere un collegamento con Chagall. Un collegamento che qualcuno potrebbe definire banale o scontato. Infatti Chagall è conosciuto soprattutto per aver raffigurato crocefissi. Di origine e fede giudaica, Chagall inizia a rappresentare il Cristo crocefisso e cinto con il Talled, dopo la II Guerra Mondiale, dopo che il mondo aprì gli occhi sugli orrori della Shoah. Tali dipinti non si pongono come critica e sfregio verso il mondo che aveva permesso un simile eccidio. Nell’intento dell’autore, guardando al Cristo crocefisso, pur non riconoscendolo come Messia, l’intera umanità si trova raffigurata, trova in lui la raffigurazione della propria sofferenza. Se nella prima parte delle sue opere Chagall aveva celebrato l’amore e la vita, ora rendendosi testimone del suo tempo, raffigura ciò che di più umano accomuna tutte le generazioni: il dolore. Le opere di Chagall tuttavia, rispetto a quelle di Segantini, necessitano di una lettura attenta. Infatti egli attinge appieno da tutta la tradizione e la cultura ebraica, ricca di simboli e di giochi di colore (ad esempio il colore verde è di solito associato alla malattia). Il tutto permette (e di riflesso ci permette) di comprendere meglio noi stessi e le nostre inquietudini. L’ebreo errante, rappresentato in diverse opere di Chagall, non rappresenta solamente l’autore stesso e milioni di altri ebrei costretti dagli eventi storici a migrare di città in città, esso rappresenta lo stato d’animo di ogni essere umano. Ognuno di noi vive quella inquietudine che lo porta ad errare per le vie del mondo. Pur non muovendosi da casa, dalla propria poltrona potremmo dire richiamandoci a Cartesio, l’uomo si trova a domandarsi chi è, e quale sia il suo rapporto col mondo. La questione del divino è quasi connaturata a questa ricerca. Entrambi gli autori, se pur in modalità diversa e partendo da vissuti diversi, esprimevano questa inquietudine dinnanzi all’esistenza stessa. Contemplando le loro opere siamo portati ad interrogarci su noi stessi. Attraverso le opere di Segantini viene messa in questione la nostra relazione con la natura e soprattutto nasce il desiderio di scoprire il nostro vero io. Segantini ci stimola a mettere a fuoco il nostro animo. Chagall ci trasporta invece in una dimensione più profonda della nostra esistenza quella del nostro rapporto con il divino e l’umanità intera.

Lo Spirito dell’arte è questo scuoterci, questo interrogarci. Lo Spirito dell’arte, attraverso la contemplazione (e per chi fa arte, la produzione) sospinge ognuno di noi a crescere, ad arricchire il proprio spirito. È nell’arte che lo spirito del tempo, di ogni generazione, può trovare respiro e materializzarsi. Terribile sarebbe per la società intera, se l’arte sparisse, se lo Spirito dell’arte venisse “ucciso”. L’uomo ha bisogno dell’arte, dello Spirito dell’arte perché  questo è parte dell’uomo stesso.

                                  
 
    Segantini, Ritratto alla signora Tonelli                                                     Segantini, All’abbeveratoio


 

Segantini, Le due madri                                                                               Segantini, Bacio alla Croce

 

Segantini, Angelo della vita  
 
 

                                   

                                  Chagall, Gli amanti                                                                     Chagall, Gli sposi  


   
Chagall, L'ebreo errante

                                              
  
                                                                                  Chagall, Il Cristo crocefisso


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