FRATELLI CRISTIANI E BUONI PROPOSITI
Quando la diversità ci arricchisce
All’inizio
di ogni anno tutti noi ci troviamo a stendere, anche solo ipoteticamente, una
lista dei nostri buoni propositi. Azioni che vorremo intraprendere o letture
che vorremmo fare così da arricchire il nostro vissuto. Tra i miei buoni propositi vi è sempre la
lettura (ed analisi) di una serie infinita di libri. Da bravo intellettuale e
filosofo curioso, ritengo che la lettura di qualità (e non solo) stia alla base
di un arricchimento personale a trecentosessanta gradi. Tra i diversi libri che
avevo in mente di leggere, si inserisce un piccolo saggio di un teologo
protestante: François Vouga, Le radici
cristiane del mondo moderno. Le chiese delle origini e di oggi (edizioni Claudiana).
Un piccolo volumetto di solo 88 pagine che però analizza nel dettaglio e con preziosi
rimandi alla Scrittura, un tema tanto caro alla nostra modernità: l’ecumenismo
fra le diverse confessioni cristiane. Punto di partenza non è, come ci si aspetterebbe,
il rimarcare la comune origine in Gesù Cristo, quanto la constatazione che
esistono, anche all’interno del Nuovo Testamento, diverse possibili “pietre di
fondazione” che hanno dato origine a diverse espressioni di chiesa. Pur
partendo dal comune messaggio di salvezza di Gesù Cristo, ogni Chiesa si presenta come una diversa espressioni di continuazione con
il suo fondatore. Ne consegue che ognuna di essa, proprio perché si pone in
maniera diversa come continuazione della tradizione (le chiese Cattolica –
Anglicana – Ortodossa con la successione apostolica mentre le diverse chiese
Protestanti luterane o calviniste o valdesi direttamente con la Sacra Scrittura),
si esprima in una diversa forma istituzionale. L’analisi di Vouga prende le
mosse anche dai buoni propositi che i padri conciliari del Vaticano II e i
diversi rappresentanti delle altre confessioni, hanno posto come inizio di un
cammino comune che giungesse all’unità reale delle Chiese cristiane. In un
ottica quasi “fanciullesca", le diverse Chiese dopo un cammino che valorizzasse
le somiglianze rispetto alle diversità, avrebbero dovuto giungere alla
creazione (o ri-creazione) di una “Chiesa cristiana unica/unita”. Mi permetto
di banalizzare (anche se per rispetto verso i padri conciliari e gli altri
promotori del cammino di unità, non si dovrebbe, dato che grazie a loro il dialogo interrotto per secoli ha potuto riprendere), per chiarire l’idea (a volte dominante in alcuni settori) che le
diverse Chiese separate da Roma avrebbero dovuto far ritorno in seno all’unica
Chiesa che è in reale continuazione con la successione apostolica (così come si
definisce la Chiesa Cattolica). Il saggio di Vouga sottolinea come tale idea, e
dunque tale cammino, sia del tutto impraticabile. Motivo sarebbe la rinuncia da
parte di tutte le Chiese (fatta eccezione, forse, della Chiesa Cattolica) di
tutto il patrimonio culturale prodotto lungo i secoli. Vouga, da teologo
riformato, al contempo sottolinea e mette in evidenza che ogni Chiesa trova un
proprio reale fondamento nelle Sacre Scritture. Analizzando in particolare Atti
1:20c-22, Luca 1:1-4, Matteo 16:16-19 e 18:18 e 28:18-20, I Corinzi 1:10-17 e
9:5, Vouga mostra, come abbiamo già sottolineato in precedenza, che sia la Chiesa
Cattolica, che le diverse Chiese Riformate possano a buon diritto dirsi in
continuazione con l’opera iniziata da Gesù Cristo e il suo mandato missionario.
Come possiamo allora parlare di unità fra le Chiese? Come può realizzarsi?
L’unità si realizza nella misura in cui si riconosce che ogni particolarità delle
diverse Chiese concorre all’edificazione della Chiesa di Cristo, “le Chiese
[infatti] possono compiere la loro missione proprio perché tutte traggono
beneficio dai contributi che ciascuna di esse apporta all’insieme delle Chiese.
Ogni comunità, infatti, contribuisce all’identità e alla responsabilità della Chiesa
universale attraverso le sfide che raccoglie e a vantaggio di tutti, al servizio
della comunione di tutte le Chiese” (p.70). Nella diversità, che non è necessariamente
qualcosa di negativo, si inserisce il tesoro unico e prezioso dei diversi
magisteri, al quale tutti noi possiamo attingere per l’edificazione del nostro
spirito. In particolare, sottolinea lo stesso Vouga, circa le Scritture “[la
loro interpretazione] deve fondarsi su un dibattito aperto e pluralista. Tanto
le definizioni che le diverse Chiese propongono di se stesse, quanto le
riflessioni critiche sull’essenza e il compito della Chiesa, hanno il diritto
di fondarsi sui diversi modelli fondatori offerti dalla Scrittura, ma devono
accettare di buon grado le questioni che vengono loro poste e le critiche che
vengono loro rivolte in nome di questi modelli” (p.73). Un confronto ed un
arricchimento che potremmo definire totale, che sappia non solo accettare le
differenze dell’altro e le critiche che ci vengono rivolte, ma anche (e
soprattutto) ciò che di bello ha da offrirci. Tra i buoni propositi di inizio
anno potremmo inserire proprio quello di conoscere e scoprire i nostri fratelli
cristiani, lasciandoci amabilmente sorprendere dalla ricchezza culturale che
hanno da offrirci.
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