Natale 2015: Serenità

“Il lupo abiterà con l’agnello e il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leone pascoleranno assieme ed un bambino li guiderà” 
(Isaia 11:6)
“Troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”
(Luca 2:12)
SERENITÁ



Girando per le vie delle nostre città, dei nostri paesi, quest’anno abbiamo potuto notare che le luci natalizie e le diverse decorazioni sono state messe molto prima del tradizionale 8 dicembre. Facebook, Instagram e diversi social network hanno fatto eco a questa anticipata voglia di preparare e vivere il Natale. Non è a mio avviso solamente una questione di mero consumismo, una propaganda di commercio volta a far acquistare nuove e più lucenti decorazioni. Dietro a questo “affrettare” il tempo di Natale si nasconde qualcos’altro di ben più profondo. Il clima di tensione nel quale viviamo, causato dalla lenta ripresa economica e dai drammatici avvenimenti del terrorismo, potrebbe indurci (a prima vista) a vivere le feste natalizie in sordina, senza gioia. Perché allora questa voglia di decorare le nostre case e di vivere il Natale “in anticipo”? 
Durante la Grande Guerra, di cui quest’anno abbiamo ricordato il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, nei giorni intorno al Natale del 1914 su vari fronti ci fu un “cessate al fuoco” non ufficiale. Alcune truppe tedesche e britanniche iniziarono a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee. Inoltre durante la giornata della vigilia e del 25 dicembre alcuni soldati di entrambi gli schieramenti si trovarono nella “terra di nessuno” per fraternizzare, scambiarsi auguri, cibo e piccoli regali. Si visse in quei giorni quella che venne definita la “Tregua di Natale” che nessun governo aveva stipulato. Che cos’era successo? Un piccolo miracolo. Il tempo del dolore, della tensione, del logoramento come per incanto sembrava svanito e qualcosa di diverso, un sentimento che la guerra poteva aver fatto dimenticare, sembrava prendere il sopravvento in quei giovani costretti a combattersi. Nei libri di storia difficilmente si ricorda questo avvenimento, preferendo giustamente parlare della cause e di come la Grande Guerra si sia successivamente sviluppata. Tuttavia se uno degli obiettivi dell’insegnamento di Storia dovrebbe essere quello di educare alla consapevolezza di ciò che l’umanità è stata nelle generazioni passate, nella speranza che gli errori ed orrori del passato non si compiano più, perché allora non ricordare ciò che avviene il 25 dicembre 1914?

La “Tregua di Natale” con i suoi gesti inusuali per un campo di battaglia, mi è venuta in mente pensando a questo nostro Natale. Certamente il clima e la tensione che all’epoca si viveva è diversa (e qualcuno dirà per fortuna!) rispetto alla nostra grigia quotidianità. Eppure in quei giovani soldati chiamati alle armi era presente quel medesimo desiderio che a gran voce si fa sentire dentro di noi: voglia di serenità. L’umanità di oggi come di allora sente il bisogno di rompere le catene della tristezza per vivere anche solo per pochi istanti la beata sensazione che la serenità interiore (ed esteriore) porta con sé. Il Natale, con le sue luci, i canti angelici, gli scambi di auguri e di regali, le cene ed i pranzi con le persone che si amano e che ci vogliono bene, sembra incarnare fra le varie caratteristiche a lui proprie quella di un’eterna serenità. I versetti che ho scelto ad introduzione di questa mia riflessione sul giorno di Natale, descrivono in maniera piena questa situazione. In nessun giorno, in nessun luogo animali tanto diversi tra di loro e nemici per natura (come ci dice la Zoologia) potrebbero coesistere tra di loro come ci racconta il profeta Isaia. Eppure il vecchio personaggio biblico che “parla dinanzi a Dio” annunciando la sua venuta, ci presenta questo scenario di serenità zoologica dove persino quegli esseri viventi che noi consideriamo inferiori godono e vivono di questa quiete che un semplice bambino ha portato. E chi è quell’infante? La descrizione che l’evangelista Luca fa è delle più toccanti: un indifeso neonato avvolto in semplici fasce giace in un umile (e malsana!) mangiatoia. Che male avrà mai compiuto quel piccolo per nascere in questa situazione di stenti? La storia è conosciuta e a volte volutamente dimenticata: non c’era posto per loro negli alberghi, negli ostelli (cfr Lc 2:7). Eppure dei pastori, che all’epoca rappresentavano i briganti e ladri dai quali difendersi, chiamati dalle schiere angeliche a vedere questa eccezionale nascita accorrono non solo a vedere il fanciullo ma a portargli ciò di cui ha bisogno. Tanti oggigiorno sono i “bambini che giacciono” nella mangiatoia della nostra società. Non sono solamente gli immigrati che scappano dalla drammaticità della guerra, ma sono anche i nostri vicini, i nostri parenti ed amici, i nostri anziani che come nel spot EDEKA vivono nella solitudine. Anche loro come tutti attendono con ansia che la Serenità torni a rischiarare il grigiore della loro quotidianità. L’augurio per questo Natale è che anche nella nostra vita si manifesti la “Tregua natalizia” che coinvolse i giovani soldati al fronte della Prima Guerra Mondiale. Tale tregua non sia solamente l’avvenimento di un piccolo miracolo che dura un giorno, ma lo sguardo e la dolcezza di quel bambino cha guida il gregge dei viventi possa portare una serenità duratura che trasformi la nostra esistenza. 


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