ANALISI DI UNA VIGNETTA



In questi giorni navigando su Facebook mi sono imbattuto in una curiosa vignetta che nell’intento dell’autore con molta probabilità doveva essere satirica. L’immagine, come si può notare, ritrae un San Giuseppe che sta pensando a ciò che è avvenuto alla promessa sposa Maria: la giovane ragazza è incinta e lui non è il padre del bambino. A “peggiorare” il fattaccio vi sono le affermazioni della giovane promessa sposa: un angelo del Signore le ha annunciato che lei sarebbe diventata la madre del Salvatore, del Messia tanto atteso da Israele. Nell’ottica dell’autore della satirica vignetta, i pensieri di Giuseppe sarebbero di odio nei confronti di Dio che verrebbe visto come un rivale in amore, un qualunque amante che non solo ha sedotto la sua promessa sposa ma l’ha anche messa incinta. 
Se a prima vista la mia reazione davanti a questa vignetta è stata di sdegno ma comunque di totale indifferenza, in un secondo momento ho voluto analizzarla meglio. La vicenda di Giuseppe e Maria e di Gesù bambino è nota a tutti e la nostra attenzione è posta unicamente (e giustamente) sul fatto eccezionale, sulla nascita del Salvatore. Difficilmente ci si interroga su quali possano essere stati i sentimenti di Giuseppe. L’evangelista Matteo ci racconta unicamente che egli la “lincenziò (ruppe il fidanzamento) in segreto” (Mt 1:19). Solamente l’intervento di un angelo che annuncia anche a lui la nascita del Salvatore, fa sì che Giuseppe sposi Maria assumendosi la paternità di Gesù. Di certo il cuore di Giuseppe dovrà essere stato inquieto, colmo di dubbi e domande. Dubito tuttavia che l’autore della vignetta abbia interpretato i reali sentimenti di Giuseppe, il quale si sarà chiesto se Maria l’avesse tradito o fosse stata violentata da qualche guardia romana. Sarà occorso del tempo e una lunga meditazione per accettare quel figlio non suo. 
Tornando alla nostra vignetta vorrei ora far notare la poca sensibilità dell’anonimo autore, nell’esporre i sentimenti di Giuseppe, banalizzando quello che sarà stato il suo sdegno, i suoi dubbi, la sua fatica nel comprendere. Non vi è rispetto per il suo dolore e il suo stato psichico turbato. Non vi è nemmeno rispetto a mio avviso per Maria, che viene tacitamente dipinta come un’infedele sposa, a tratti sciocca e incapace di opporsi al volere di un altro. Da un punto di vista antropologico e teologico inoltre possiamo vedere come l’anonimo autore ridicolizzi totalmente un fatto che per molti non è solamente storico ma fondamentale per la propria fede. Fiumi di parole sono stati già scritti in questo anno che volge al termine circa la satira che colpisce la religione e di riflesso le persone che in essa vi trovano i fondamenti del proprio esistere. I fatti di Hebdo che sono stati da tutti condannati non hanno con molta probabilità insegnato che non solo la parola ferisce più della spada, ma che anche le immagini possono ferire e turbare la sensibilità altrui. A peggiorare, se mi è permesso, la vicenda di questa immagine è la frase “conclusiva”: “tu lo chiami dio ma io non lo conosco”. La dichiarazione di completa estraneità dell’autore nei confronti di Dio pregiudica a mio parere la non comprensione della storia di Giuseppe. Solamente inquadrandola nelle vicende dell’annnucio  prima da parte dei profeti e poi degli angeli della venuta del Messia e Salvatore si può comprendere come Giuseppe abbia accettato di crescere un figlio che non era suo. La legge ebraica infatti, come qualche commentatore della vignetta ha ricordato, difendeva unicamente i diritti degli uomini a discapito delle donne che potevano pagare anche con la vita. Come mai allora un uomo che godeva di tutti i diritti ha accetto non solamente di sposare una donna che non era più all’apparenza vergine e portava in grembo un figlio non suo? Al di là delle questioni teologiche che come è evidente sono estranee all’autore della vignetta, rimane da chiedersi come mai egli non si sia posto il problema se poteva ferire la sensibilità di qualcuno, dal momento che come ho già ricordato anche la vicenda di Maria, Giuseppe e di Gesù rappresenta per molti non solamente un evento storico ma l’evento fondante della propria fede. La satira che per sua natura dovrebbe mostrare le contraddizioni insite nella politica e nella società, promuovendone il cambiamento, non rischia come in questo caso di portare il male e l’odio anziché favorire la riflessione?

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