JAN HUS
600° anni dalla
morte del Riformatore Boemo
(Riforma protestante 1)
“Perciò, fedele
cristiano, cerca la verità, ascolta la verità, apprendi la verità, ama la
verità, di' la verità, attieniti alla verità, difendi la verità fino alla
morte: perché la verità ti farà libero dal peccato, dal demonio, dalla morte
dell'anima e in ultimo dalla morte eterna”
Jan
Hus, Spiegazione della confessione di
fede.
Lo scorso 6 luglio ricorrevano
i seicento anni dalla morte di Jan Hus. Teologo e riformatore boemo, meno noto
del suo “successore” tedesco Martin Lutero, Hus ha lasciato un segno non solo
nelle pagine della storia e dell’Inquisizione, ma anche del pensiero.
Cercheremo in queste poche righe di ripercorrere le vicende storiche e le
dispute teologiche che interessarono la persona di Jan Hus e il piccolo gruppo che nacque dalla sua
predicazione: gli Hussiti.
Nato a Husinec nel 1371
(circa), giungerà a Praga nel 1390 per studiare all’Università di cui diverrà
successivamente rettore. Durante il suo soggiorno praghese, entra in contatto
con il predicatore Milič che denunciava la decadenza dei costumi ecclesiastici
individuando come causa l’eccessiva ricchezza accumulata dalla chiesa
avignonese e romana. Hus tuttavia nei primi anni della sua predicazione (fu
ordinato nel 1400 e due anni dopo diventerà predicatore della Cappella di
Betlemme in Praga) si limiterà a riportare quanto contenuto nelle Sacre
Scritture. Sarà tuttavia l’incontro con le opere del teologo Wycliff (nel 1398)
che segnerà il punto di svolta del pensiero di Hus. Wycliff, di origini inglesi, denunciava anche
lui il decadimento dei costumi ecclesiastici e sfiduciato dalla possibilità di
una riforma interna alla Chiesa, auspicava che i governi europei intervenissero
per dare nuovo ordine alla Chiesa. La Chiesa Romana infatti viveva in quegli
anni dei gravi turbamenti che culmineranno nella crisi dell’autorità papale
(1378-1417) e nell’elezioni di due papi uno ad Avignone ed uno a Roma. Siamo in
un epoca nella quale papi ed antipapi si contenderanno il governo della Chiesa.
Di fronte a questa grave situazione Hus da un lato condivideva le posizioni di
Wycliff (fatta eccezione per la dottrina eucaristica, per la quale manteneva la
posizione ortodossa della transustanziazione), dall’altro lato rimaneva
neutrale rispetto allo scisma che si era venuto a creare, auspicando che un
concilio mettesse ordine. Tuttavia l’arcivescovo di Praga Zajic Zbynek, il
quale sosteneva che bisognava obbedire unicamente al pontefice eletto a Roma,
sospettando che Hus fosse un seguace di Wycliff, costituì una commissione
d’inchiesta presieduta dall’inquisitore Maurizio Rvačka. Nel 1409 il concilio
di Pisa, volto a ristabilire ordine, eleggeva papa Alessandro V, il quale
tuttavia non verrà riconosciuto tale da tutta la cristianità. Alessandro V a
dicembre dello stesso anno firmerà una bolla con la quale condannava le tesi di
Wycliff, dando così poteri al vescovo di Praga di interdire Hus dalla
predicazione. La notifica giungerà ad Hus solamente alla morte del pontefice
(1410) e il predicatore rifiutando di obbedire alla notifica, commenterà: “Il defunto papa, di cui non saprei dirvi se
si trova in paradiso o all'inferno, scriveva nelle sue pergamene contro gli
scritti di Wyclif in cui vi sono pure molte cose buone. Io ho presentato
appello e mi appellerò nuovamente (…). Io devo predicare anche se un giorno
dovessi lasciare il paese o morire in carcere. Poiché i papi possono mentire ma
il Signore non mente”. Convocato a Roma per giustificare le proprie
posizioni, Hus si rifiuterà di andare ottenendo anche l’appoggio del re Venceslao,
il quale, aspirando a diventare imperatore, cercherà di mostrare la propria
autorità ponendosi come giudice nella disputa teologica tra Hus e l’arcivescovo
di Praga. Il verdetto del collegio arbitrale stabilirà che Hus poteva
continuare a predicare liberamente, senza alcun obbligo di presentarsi a Roma.
Il nuovo pontefice, successore
di Alessandro V, nel frattempo aveva proclamato la “guerra santa” contro il re
di Napoli Ladislao, sostenitore dell’antipapa Gregorio XII, indicendo una
straordinaria vendita delle indulgenze. A tale vendita, aderì il re di Praga,
consapevole che parte dei proventi sarebbe finita nelle casse dello stato. La
protesta di Hus per la vendita delle indulgenze e l’appoggio alla tesi di
Wycliff che ogni cristiano possa predicare senza il permesso del Vescovo, in
virtù del mandato evangelico di annunciare il messaggio di Cristo, costituiranno
il punto di non ritorno. Infatti nel 1412 giungerà a Jan Hus l’atto di
scomunica e la Cappella di Betlemme (sede delle sue prediche) verrà demolita.
In risposta all’atto, Hus pronuncerà sul ponte di Praga, nei pressi
dell’episcopio, il famoso Appello a
Cristo: “mentre invoco Gesù Cristo in
mio soccorso, mi affido al giudice che è al di sopra di ogni giudice, il quale
mette in luce, senza ombra alcuna , le azioni giuste di ogni essere umano”.
Pur obbedendo in un primo momento all’ordine di non predicare imposto dal re,
Hus riprenderà le sue omelie nei paesi della Boemia e nel 1413 concluderà il
suo scritto più noto il De ecclesia.
Nel 1415 sarà chiamato a Costanza, con la garanzia dell’incolumità, per
partecipare al Concilio che doveva definitivamente portare ordine all’interno
della Chiesa. Giunto nel mese di maggio a Costanza gli sarà chiesto di
ritrattare le sue affermazioni considerate eretiche e ottenuta un’udienza
pubblica per il 5 giugno, dove poter dimostrare l’ortodossia delle proprie
tesi, gli verrà impedito di parlare. Il 18 giugno 1415, il tribunale di
Costanza ratificò un elenco di 30 accuse contro Jan Hus, tra cui:
5. Il preconosciuto per quanto
talvolta, secondo la presente giustizia, possa essere nella giustizia, possa
essere nella grazia - non fa però mai parte della santa chiesa cattolica, in
senso proprio; il predestinato rimane sempre membro della chiesa, anche se
qualche volta decade dalla grazia occasionale, ma mai dalla grazia della
predestinazione.
6. La chiesa intesa come
congregazione dei predestinati, che siano o no nella grazia secondo la presente
giustizia, è un articolo di fede così pensa il beato Agostino [d’Ippona] in sue
varie opere: Super Johannem, Enchiridion, Super Psalmos, De doctrina
christiana, e nel libro De
praedestinatione.
7. [San] Pietro non è oggi e
non fu mai il capo della santa chiesa cattolica (universale, intesa in senso
proprio).
12. Nessuno fa le veci di
Cristo o di Pietro nell'ufficio e nel merito se non lo segue nel modo di
comportarsi, dal momento che nessun altro discepolato è più pertinente, né
altrimenti sotto alcun'altra condizione colui ha ricevuto da Dio il potere di
rappresentarlo; infatti per quell'ufficio di vicario si richiede la compresenza
di conformità di vita morale e autorità di chi istituisce.
17. I sacerdoti di Cristo che
vivono secondo la sua legge, che hanno conoscenza delle Scritture e desiderio
di edificare il popolo, devono predicare malgrado una pretesa scomunica ingiuriosa
e illegale, comminata per malizia.
21. La grazia della
predestinazione è il legame che unisce indissolubilmente il corpo della chiesa
e ogni suo membro con il suo capo.
25. La condanna dei 45
articoli di John Wycliffe pronunciata dai dottori è assurda e iniqua; errato è
il presupposto su cui si fonda. Tale presupposto è che nessuno di tali articoli
sia cattolico, ma che ognuno di essi sia eretico.[1]
Come si può ben vedere da
questo estratto, molte delle tesi di Hus saranno riprese anche dai riformatori
del ‘500. A riprova della sua ferma
convinzione che le sue tesi fossero specchio della verità, Hus il 5 luglio
scriverà ai suoi amici boemi: “Se mi
dessero carta e penna, con l'aiuto di Dio, risponderei anche per iscritto: Io, Jan
Hus, servo di Gesù Cristo in speranza, non intendo dichiarare che ogni articolo
ricavato dai miei scritti sia errato, per non condannare i detti delle sacre
Scritture e specialmente di Agostino”. Il 6 luglio 1415 fu dichiarato colpevole
di eresia nel duomo di Costanza e condannato lo stesso giorno al rogo.
Centrale nella ricerca di Hus
fu sempre la verità la cui mancanza costituiva non un semplice errore ma una
menzogna che doveva essere perseguita per la vittoria finale del bene. Dalla
sua opera nacque il movimento degli Hussiti che unitamente ai Lollardi inglesi
costituiscono i precursori della Riforma. Il ricordo della sua figura, del suo
pensiero, non vuole essere l’affermazione che nelle sue tesi è contenuta
l’unica verità, quanto il riconoscere la coraggiosa testimonianza di uomo che
ha dato la vita per le proprie idee. Ad ognuno in fine, in piena libertà, la
decisione di riconoscere come verità o meno le tesi di Jan Hus, nel rispetto
sempre della pluralità di opinione.
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