IL CORAGGIO DEGLI INTELLETTUALI
 
Gli uomini che portano avanti i loro ideali sono condannati a morire presto”. È con questa riflessione che lo scrittore Giovanni Catelli ha concluso il suo intervento al Caffè Filosofico di Crema lo scorso lunedì 9 febbraio. Tema della serata era il pensatore e scrittore algerino Albert Camus, ed in particolare il giallo intorno alla sua morte. Ufficialmente morì in seguito ad un incidente automobilistico causato dallo scoppio di un pneumatico. Catelli dal canto suo mette in luce, grazie anche ad una ricca documentazione da lui ricostruita per il pubblico italiano, che si trattò di un omicidio ordito dal KGB. Al di là dell’interessante ricostruzione storica, che getta nuova luce su un periodo storico, quello della Guerra Fredda, non lontano da noi ma più buio dei mille anni del Medioevo, l’intervento di Catelli, ed in particolar modo la sua battuta conclusiva, e la vita di Albert Camus, ci permettono di affrontare un importante riflessione, quella sul coraggio degli intellettuali. Nell’immaginario collettivo l’intellettuale è spesso visto come una figura “fredda”, priva di passioni se non quelle che egli riversa nelle sue opere. Tuttavia da sempre l’intellettuale gioca sul “filo del rasoio”, ama muoversi e districarsi nelle ramificazioni del potere per criticarlo e, in alcuni casi, assecondarlo. Diversi sono gli esempi presenti nella storia del pensiero occidentale. Nel Medioevo ad esempio durante l’epoca delle dispute teologiche circa la natura dell’Eucarestia, o la verginità di Maria, non erano insolite le risse tra i diversi schieramenti. Passando nel ‘500, possiamo invece trovare “dissidenti” della Chiesa Cattolica che a loro modo esposero serrate critiche al papato. Se un precedete storico si era visto nel 1200, con il pacifico Francesco d’Assisi, ora personaggi del calibro di Martin Lutero, Giovanni Calvino, e molti altri, attuano vere e proprie “rivoluzioni” che portano a guerre tra le nazioni in nome della vera religione. Lungi dall’essere dei “codardi”, alcuni intellettuali passano alla storia per aver lasciato un solco profondo durante la loro vita. Certamente non sempre fu facile la vita dell’intellettuale dissidente nei confronti del “Sistema”. Molti e con diverse scuse, furono i roghi che illuminarono l’Europa della caccia al “diverso”, a chi la pensava o viveva in modo non convenzionale. Numerose furono le celle di diverse nazioni che ospitarono uomini e donne di cultura che avevano il coraggio non solo di pensarla diversamente, ma di denunciare ciò che non andava. Neppure la protezione di un principe assicurava (e assicura tutt’oggi) la totale libertà di espressione dell’intellettuale. Come ricorda Leon Battista Alberti con il suo motto “simula e dissimula”, l’intellettuale che vuole sopravvivere (forse con poco coraggio) tra le trame del potere deve assecondare il principe/protettore del momento. Albert Camus, e molti altri, si presentano però come i coraggiosi per eccellenza, forti non della protezione di un potente, ma unicamente del loro intelletto, sorgendo come difensori del vero. Pur presentandosi come un pensatore di sinistra, il cui pensiero può non essere condiviso dalla totalità delle persone, è innegabile che la figura e l’operato letterario di Camus, si inseriscano in quel (piccolo) filone di denuncia dei mali commessi dall’URSS. Albert Camus è un intellettuale dei nostri giorni, la cui vicenda biografica merita di essere riscoperta, anche in terra francese. Il suo coraggio, che risiede anche nel aver dato supporto, nella misura in cui poteva, a quegli altri intellettuali che come lui avevano il coraggio di denunciare il sistema stalinista, può costituire ancora oggi un supporto morale per tutti gli intellettuali (soprattutto giovani) che nelle diverse parti del mondo combattono il loro piccolo “Sistema” corrotto dal male. L’intellettuale dunque non è necessariamente un codardo, ma può divenire un coraggioso nel momento in cui l’amore per il Vero diviene il bene primario da perseguire. Il martirio, di cui parla Catelli, è aimè un duro prezzo che molti intellettuali hanno dovuto pagare affinché tutti noi potessimo avere parte alla Verità. A noi spetta il compito di riconoscere (grazie anche ad opere come quella di Giovanni Catelli, che gettano nuova luce sulla vita di questi intellettuali) il loro valore ed il loro grande sacrificio.
 


Albert Camus




Giovanni Catelli e il suo libro “Camus deve morire” (ed. Nutrimenti)

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