NELLA SEMPLICITÀ DI UN BAMBINO
 
Il tempo del Natale, con le sue feste, i suoi banchetti, lo scambio di regali ed auguri, rappresenta una sosta nel cammino umano, durante la quale possiamo interrogarci sul nostro esistere, sul nostro essere nel mondo. Il Natale è innanzitutto un “compleanno”, rappresenta una nascita per certi aspetti non diversa da quella di tutti noi, ma che dischiude nella sua semplicità un mistero grande. In questo giorno siamo invitati a ricordare che nacque, nella piccola città di Betlemme, Gesù il Nazzareno figlio di Giuseppe il falegname della Casa di Davide. Certamente un modo inusuale, per i nostri tempi, per identificare un nuovo nato. Tuttavia questa lunga descrizione ci permette di identificare correttamente una persona storicamente esistita, di inserirlo nelle trame della storia. Molti sono i nomi che la tradizione e la riflessioni attribuiscono a questo bambino, nel tentativo di comprendere il suo mistero. Fra i molti c’è quello di Emanuele. Emanuele significa letteralmente "Dio con noi". In un semplice nome si inserisce l'agire di Dio, la scelta unica e rivoluzionaria di farsi semplice ed umile come la sua creatura prediletta (Gn 1:26). Volontariamente e solo per un atto di Amore, l'Infinito motore e Creatore della storia s'incarna nel tempo e nello spazio apparendo in forma umana e nella più semplice di un bambino in fasce: “questo il segno, troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Mt 2:12).
La scelta di Dio di farsi bambino, ci fa comprendere quanto grande sia il suo amore, la sua attenzione per le sue creature: Dio si fa piccolo come un bambino affinché l'uomo possa accostarsi al suo mistero, possa comprendere il suo stesso essere. Non solamente l’essere di Dio ma anche quello di ogni uomo.
Nel bambino Gesù tante sono le immagini che possiamo intravedere. Innanzitutto quel nascere di ogni uomo, di ognuno di noi che nel dolore e nella gioia viene al mondo. Ogni madre può bene comprendere quali possono esser stati i sentimenti di Maria, le sue gioie e preoccupazioni nello stringere tra le sue braccia per la prima volta il figlio primogenito. In Gesù bambino possiamo vedere anche la fragilità e la tenerezza di questo stadio della vita dove tutto ha inizio. L'innocenza che caratterizza il fanciullo è un unicum dell'esistere che va preservato (Russeau) e curato come il più prezioso tra i fiori del giardino (Fröbel). Molti sono gli orrori subiti dai più piccoli che ci possono venire in mente. Sembra che nella nostra contemporaneità si sia perso il senso della bellezza e della fragilità infantile. Dove è finita la nostra umanità? Non esiste più il senso di protezione nei confronti del nostro futuro? Da più parti la nostra società grida il bisogno di un nuovo umanesimo. Siamo una società assetata di umanità, di amore ed attenzione per l’uomo in quanto tale.
Nel bambino di Betlemme possiamo inoltre intravedere noi stessi qui ed oggi. Poco importa quale sia la nostra età, il Natale ci invita nella nuova Luce che tutto rinnova (Gv 1:5) a riprendere in mano la nostra vita, a darle nuovo senso in una comune cooperazione di nuova umanità. Ognuno davanti a quel semplice infante, che è anche il nostro Creatore, è interrogato e sospinto a divenire nuova creatura, un nuovo uomo e una nuova donna. All’ingresso di St. Martin in the Fields a Londra, vi è collocata una roccia nella quale è scolpita la figura di un bambino appena nato, e sotto il quale è scritto: “In principio era la Parola, e la Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” Gv 1:1-14. Questa raffigurazione ci ricorda che ogni giorno, soprattutto a Natale possiamo rinnovare la nostra vita, abbandonando le tenebre per vivere nella Luce che illumina il mondo. È questo il senso autentico del Natale, soprattutto in questi tempi difficili, quello di essere in grado di cambiare, di abbandonare le nostre tenebre per poter rischiarare, migliorare la nostra vita. Nulla è impossibile se ci sospinge il desiderio di una nuova umanità. Nulla ci appare difficile se ci si ricorda che nella semplicità di un bambino il mondo è cambiato.

Scultura posta all’ingresso di St. Martin in Fields, London

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