“Troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” (Lc 1:12) “E allora si apre la mia anima e mi abbandono e dimentico; e il mio essere tutto si riversa oltre la stretta dei suoi confini, oltre l’angustia della mia propria affermazione, che mi tratteneva nella mia povertà. (…) Se tu stesso, l’incomprensibile, sei divenuto in questo amore il centro della mia vita, allora io ho dimenticato me stesso in te, con tutti i miei dubbi, Dio del mistero. (…) L’amore m’innalza e rapisce in te. Se io ho abbandonato me stesso nell’amore, tu sei la mia vita, e la tua incomprensibilità è sepolta nell’unità d’amore” [1] . Il teologo Karl Rahner, seguendo lo stile dei Soliloquia di Sant’Agostino, interrogava con queste parole il silenzio di Dio. Non esiste notte, come quella del 24 dicembre, in cui il silenzio, forse rotto da echi di zampogne e belati di pecore, è interrogato. Il mistero di Dio che sceglie di farsi uomo rompe il nostro qu...