DIETRICH BONHOEFFER


Centodieci anni dalla nascita - (1906-2016)

L’anno 2016 che si apre verso la sua seconda metà, celebra i centodieci anni dalla nascita di due dei più influenti pensatori del ‘900: Hannah Arendt e Dietrich Bonhoeffer. Dedicheremo tre interventi per ricordare questi due personaggi, le cui riflessioni continuano a risvegliare la coscienza di ognuno di noi.

Nel primo intervento ricordiamo la figura di Dietrich Bonhoeffer. Nacque il 4 febbraio 1906 a Breslavia (cittadina che all’epoca faceva parte della Germania e attualmente è territorio polacco), da un eminente psichiatra di origine berlinesi e da un’insegnante. La sua famiglia era in vista nell’alta borghesia e manteneva rapporti col mondo politico e culturale. Fin da ragazzo manifestò la volontà di diventare un pastore evangelico luterano e i suoi genitori, che erano profondamente laici benché frequentassero la Chiesa Evangelica, decisero di sostenerlo. Studiò a Tubinga e a Berlino, e a soli 21 anni nel 1927 conseguì il dottorato discutendo una tesi in ecclesiologia sulla comunione dei santi [1]. Continuò la sua formazione all’estero: prestò servizio presso la comunità luterana tedesca di Barcellona, successivamente a New York dove entrò dapprima in contatto con la confessione Metodista e successivamente con le comunità afroamericane nel quartiere di Harlem. Nel 1930 si spostò a Londra da dove iniziò un rapporto epistolare con Gandhi. Intanto in Germania iniziava a prendere potere il partito Nazista e Bonhoeffer ritornato in patria nel 1931 per dedicarsi all’insegnamento presso l’Università di Berlino, iniziò la sua opposizione attiva al nuovo regime. Due giorni dopo la presa di potere da parte di Hittler, gennaio 1933, Bonhoeffer commentando via etere durante una conferenza la figura del nuovo capo di governo affermò: “ se il capo permette al seguace che questi faccia di lui il suo idolo, allora la figura del capo si trasforma in quella di corruttore... Il capo e la funzione che divinizzano se stessi scherniscono Dio”. Forte fu anche la sua reazione circa le leggi razziali. Quando agli ebrei furono interdetti i pubblici uffici, Bonhoeffer tenne una conferenza, La chiesa di fronte al problema degli ebrei, nella quale, in ossequio allo spirito luterano, riconosceva da un lato allo Stato il diritto di decidere dal punto di vista legislativo sulla questione ebraica, ma allo stesso tempo sosteneva che era un dovere della Chiesa quello di interrogare lo Stato circa la legittimità delle leggi emanate. Bonhoeffer affermava  inoltre che la Chiesa ha l’obbligo non solo di fasciare le ferite causate dallo Stato ma anche di fermare gli ingranaggi che le provocano. Nel 1933 auspicò e propose un Concilio Ecumenico delle Chiese Cristiane sul tema della pace: “Solo il grande concilio ecumenico della santa chiesa di Cristo - affermava - da tutto il mondo può parlare in modo che il mondo, nel pianto e stridor di denti, debba udire la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa chiesa di Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalle mani dei suoi figli e vieta loro di fare la guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante”. Con il Sinodo Confessante di Barmen del 29-31 maggio 1934, nacque la Chiesa Confessante, movimento di opposizione contro il tentativo del regime nazista di allineare l’insegnamento e l’organizzazione della Chiesa luterana tedesca al nazionalsocialismo. Nella Chiesa Confessante Bonhoeffer vide l’adempimento della sua lotta e fu al contempo iniziato ai diversi piani e tentativi di congiura (poi falliti) contro Hittler. Gli fu vietato di predicare a causa della sua “attività di disturbo per il popolo” e gli fu imposto di presentarsi presso la stazione di polizia, obbligo che fu successivamente revocato grazie all’intervento dell’organizzazione Abwehr [2]. Coinvolto nell’organizzazione Abwehr soggiornò a Monaco e in Italia [3]. Dopo essere nuovamente iniziato ad una nuova cospirazione contro Hittler, Bonhoeffer fu arrestato il 5 aprile 1943.  Il periodo che trascorse nella cella del carcere di Tegel è considerato il suo periodo più fruttuoso e nel complesso costituisce l’inizio di una nuova stagione teologica. Celebre è il suo scritto Resistenza e resa [4] che raccoglie gli scritti composti in circa un anno e mezzo di prigionia. Scoperti alcuni documenti dell’Abwehr che dimostravano la partecipazione del teologo protestante alla congiura contro Hittler,  Bonhoeffer fu impiccato il 9 aprile 1945, qualche giorno prima della fine della Seconda Guerra Mondiale.

É difficile scegliere all’interno del panorama delle opere di Bonhoeffer uno scritto che lo rappresenti più di tutti gli altri. Tuttavia, volendo scegliere un’opera che costituisca il punto di partenza per un esplorazione del pensiero di Bonhoeffer e che allo stesso tempo ci aiuti a comprendere l’importanza che esso riveste ancor oggi, la scelta potrebbe cadere su La fragilità del male [5]. Edito dalla casa editrice Piemme nel 2015, raccoglie una serie di scritti, finora inediti in Italia,  che ripercorrono il percorso teologico-filosofico che Bonhoeffer ha compiuto attorno al concetto di male

Di solito, nel corso  delle nostre esistenze, non parliamo volentieri di vittoria: è una parola troppo grande. Negli anni abbiamo subito troppi momenti di debolezza e cedimenti troppo gravi ce l’hanno sempre preclusa. Tuttavia, lo spirito che in noi vi anela, desidera il successo finale contro il male e contro la morte[6]: è questo l’incipit con il quale parte idealmente la riflessione di Bonhoeffer in questa raccolta antologica. 

Una raccolta che non spezza il discorso sul male in tante piccole riflessioni separate tra loro, ma presenta le sue diverse facce: dall’esperienza del male, al rapporto con Dio, fino alla vittoria su di esso. Pagine di teologia, esegesi e filosofia che sanno aprirsi al cuore di ogni lettore e non solamente degli “addetti ai lavori”. Impossibile non rileggere parte della propria esperienza in quella che è non solo la riflessione ma anche l’esperienza diretta di chi ha conosciuto, visto e vissuto sulla propria pelle la terribile esperienza del male. Il male, che interrogava il teologo e pastore luterano nei terribili anni del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale, si è ripresentato, se pur in vesti diverse, anche nel nostro quotidiano. La terribile sensazione di insicurezza, di non vedere un futuro per noi stessi e per i nostri cari, è la nuova modalità con la quale il male si manifesta nel nostro quotidiano. Certamente e fortunatamente esistono anche i momenti di felicità, spensieratezza in cui il male sembra eclissarsi. 

Tuttavia, come ci ricorda l’apostolo Pietro “State attenti e ben svegli, perché il vostro nemico, il diavolo, si aggira come un leone affamato, cercando qualcuno da divorare” (1Pt 5:8) . Se il diavolo incarna, per tradizione e per qualcuno anche per fede, il Male come poter resistere ad esso? “Nel tempo d’Avvento ci risponde una voce sommessa: «Ecco, sto alla porta e busso» (Apocalisse 3,20). Sentendo queste parole siamo percorsi da un brivido. Lo spirito che invochiamo, lo spirito della salvezza, non è lontano: è alle porte e bussa” [7]. Ecco la risposta di Bonhoeffer: l’attesa della venuta della Salvezza, non deve vacillare, non dobbiamo disperare se le nostre fatiche ci sembrano inutili. Egli è li già alla porta e bussa. 

La risposta di Bonhoeffer potrebbe apparire a molti come riservata solamente a chi ha fede, solamente al credente. Preclusa già in partenza sembrerebbe dunque la lettura dei suoi testi. Tuttavia anche chi non crede, chi è nel dubbio o semplicemente in ricerca può trovare nelle pagine di questo grande pensatore e martire del ‘900 un’attenta analisi del male che parte, come dovrebbe sempre essere, dal proprio vissuto. Chiunque di noi, credente o meno, come dicevo poc’anzi, può leggendo Bonhoeffer rileggere parte della propria esperienza, del proprio quotidiano. Le conclusioni alle quali giungeremo alla fine del nostro riflettere, potrebbero non coincidere con quelle del pastore luterano. Ciò nonostante una cosa ci apparirebbe chiara, che il nostro principale nemico da sconfiggere è la paura


“la paura è in un certo qual modo il nostro principale nemico. Essa si annida nel cuore dell’uomo lo mina interiormente finché egli crolla improvvisamente, senza opporre resistenza e privo di forza. La paura fa perdere all’uomo la sua umanità. Non sembra più una creatura di Dio, ma del diavolo; diventa un essere devastato, sottomesso” [8].

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[1] Sanctorum Communio: una ricerca dogmatica sulla sociologia della Chiesa, Queriniana.

[2] L’Abwehr fu il servizio di intelligence tedesco in servizio dal 1921 al 1944.

[3] Si veda D. Bonhoeffer, Viaggio in Italia, Claudiana.

[4] Edito in Italia dalla casa editrice San Paolo e dalla casa editrice Queriniana nell’edizione critica.

[5]  D. Bonhoeffer, La fragilità del male. Scritti inediti, Piemme, Milano 2015.

[6] D. Bonhoeffer, 26 novembre 1939, dall’introduzione al volume.

[7] Ibidem, 2 dicembre 1928, p. 120. 

[8] Ibidem, 15  gennaio 1933, p. 14.























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